Prevenzione farmacologica del rischio cardiovascolare


Le malattie cardiovascolari rappresentano in Europa la maggiore causa di mortalità, con il 43% di tutte le morti negli uomini ed il 55% nelle donne. La stima di prevalenza cumulativa di queste malattie varia in base alle differenti fonti di informazione, sebbene essa si possa stimare conservativamente intorno al 2,5-3,0% per le malattie coronariche e l’ictus ischemico; per quanto riguarda lo scompenso cardiaco, che in molti casi rappresenta il punto di arrivo di molte patologie coronariche, la prevalenza è stimata intorno all’1,2-1,5%.

L’onere finanziario per i sistemi sanitari europei connesso con questo gruppo di patologie è stato stimato a poco meno di 110 miliardi di euro nel 2006. Ciò equivale ad un costo pro capite di 223 euro all’anno, pari a circa il 10% della spesa sanitaria complessiva in tutta l’Europa.

L’identificazione dei soggetti ad elevato rischio cardiovascolare rappresenta pertanto uno degli obiettivi principali della prevenzione e costituisce la premessa necessaria per l’attivazione di azioni finalizzate alla riduzione dei fattori di rischio modificabili, dal cambiamento dello stile di vita all’intervento farmacologico.

Il controllo dei fattori di rischio associati all’insorgenza degli eventi cardiovascolari maggiori rimane tuttora piuttosto scarso, in particolare riguardo al controllo lipidico, al controllo dei livelli di pressione arteriosa, ed al fumo, nonostante le lineeguida nazionali ed internazionali individuino tale azione come prioritaria in una strategia rivolta alla riduzione dell’incidenza di tali patologie e dei costi ad esse connessi.

Farmaci per il trattamento dell’ipertensione e dello scompenso cardiaco

L’ipertensione arteriosa rappresenta il più importante fattore di rischio modificabile per malattie coronariche, ictus cerebrale, scompenso cardiaco ed insufficienza renale.
La terapia farmacologica, ove la modifica dello stile di vita non sia sufficiente, diventa necessaria in pazienti con pressione arteriosa ( PA ) persistente > 140/90 mmHg e nei pazienti ad elevato rischio cardiovascolare, anche in presenza di PA compresa tra 130-139 e 85-89 mmHg.
Nonostante l’efficacia di tutti i farmaci per il trattamento dell’ipertensione nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, diverse evidenze indicano che:

• circa il 15% dei soggetti ipertesi che potrebbe trarre beneficio dal trattamento non riceve alcuna terapia; circa il 26% riceve una terapia inadeguata;

• solo il 55% dei soggetti adulti ha l’ipertensione adeguatamente controllata.

Generalmente, ai fini di un adeguato controllo della pressione arteriosa, la terapia dovrebbe essere mantenuta indefinitamente. Tuttavia, recenti studi hanno evidenziato un numero elevato di soggetti sottotrattati ed una bassa aderenza ( compliance ) al trattamento. La non-aderenza esercita un duplice effetto sui costi sanitari, sia come conseguenza del costo di una prescrizione non efficace, sia in relazione all’aumento del numero di eventi cardiovascolari.

La scelta del farmaco antipertensivo dipende dalle indicazioni principali e dalle controindicazioni per il singolo paziente. Tuttavia, le principali lineeguida concordano che ni pazienti ipertesi che presentano: 1) malattia coronarica; 2) malattia renale cronica; 3) scompenso cardiaco; 4) diabete mellito, la scelta della strategia terapeutica dovrebbe comprendere alcune specifiche classi di farmaci, in particolare i farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina. Per queste situazioni cliniche esistono forti evidenze supportate da studi clinici randomizzati su popolazioni specifiche.

I dati dell’OsMed relativi all’anno 2007, indicano in Italia un’evidente crescita degli inibitori del recettore dell’angiotensina II, sebbene tali farmaci siano indicati come alternativa per i pazienti che presentano intolleranza agli Ace inibitori per l’insorgere di tosse secca persistente; i risultati di una recente meta-analisi evidenziano infatti un profilo simile di efficacia in termini di controllo della pressione arteriosa in pazienti a basso rischio, di mortalità, di incidenza di eventi cardiovascolari, di eventi avversi maggiori e di qualità di vita. ( Xagena_2009 )


Fonte: Gruppo di lavoro OsMed. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto nazionale anno 2008. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2009



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