Malattie infettive: la tubercolosi e la terapia antitubercolare
La tubercolosi ( TBC ) è una malattia infettiva curabile e può essere sconfitta con cure appropriate ma soprattutto con la diagnosi precoce dei soggetti malati cioè dei soggetti con TBC attiva e quindi contagiosa.
Una diagnosi precoce consente di adottare gli opportuni interventi terapeutici e di ottenere la guarigione.
La terapia antitubercolare si è sviluppata attraverso le scoperte scientifiche dell’ultimo secolo ed è arrivata, ai nostri giorni, a fornire uno strumento efficace e sicuro perché questa malattia sia considerata curabile alla stregua di molte altre.
I farmaci comunemente utilizzati nella cura della tubercolosi sono antibiotici, che attaccano e uccidono i batteri e devono essere utilizzati in modo accorto.
Poiché la durata delle cure per la tubercolosi è molto lunga, può accadere più facilmente che i soggetti affetti dalla malattia non assumano i farmaci per tutto il periodo necessario alla guarigione e in modo corretto.
Essendo i batteri organismi viventi, in seguito all’attacco proveniente dagli antibiotici, possono sviluppare forme di difesa, che permettono loro di resistere all’azione dei farmaci stessi.
In particolare, quando gli antibiotici sono utilizzati in maniera non-corretta ( rispetto alle dosi, al numero di somministrazioni, ai tempi necessari per la guarigione ), i batteri possono adattarsi ad essi e sviluppare una resistenza agli antibiotici ( antibiotico-resistenza ).
Oggi la multiresistenza agli antibiotici da parte dei batteri della TBC rappresenta uno dei maggiori problemi per la soluzione della malattia.
Nei casi di resistenza agli antibiotici devono essere impiegate combinazioni di più antibiotici o va scelto l’antibiotico più adatto alla terapia di quel singolo caso di TBC.
I farmaci antitubercolari oggi utilizzati sono: Isoniazide, Rifampicina, Pirazinamide, Streptomicina, ed Etambutolo.
Devono essere impiegati in diverse combinazioni tra loro per la terapia di attacco e la successiva terapia di mantenimento.
La terapia più idonea verrà decisa dal medico in base a dettagliate informazioni raccolte dagli esami chimici e strumentali e dalla storia clinica del paziente da trattare.
Il trattamento con farmaci antitubercolari, una volta iniziato, va seguito scrupolosamente e va accompagnato da esami di controllo, che forniscono ulteriori informazioni sull’andamento del processo di guarigione o su eventuali necessità di cambiamento della terapia.
La terapia dovrebbe essere iniziata presso gli ambulatori specialistici o in regime di ricovero ospedaliero per i casi più complessi o più gravi.
E’necessario che il paziente resti in contatto con la struttura che ha prescritto la terapia, per i successivi controlli.
La terapia può durare da 6 mesi a 18-24 mesi.
Per evitare che si instauri una resistenza ai farmaci antitubercolari, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS ) e le Associazioni scientifiche hanno studiato una strategia chiamata DOT, che significa Terapia Osservata Direttamente, dalle lettere iniziali delle parole inglesi Directly Observed Therapy.
La DOT è, appunto, quel regime di terapia in cui il medico si assicura che il paziente assuma la sua dose di farmaci ogni giorno. Introdotta negli anni ’90, la DOT è considerata, attualmente, uno dei metodi più efficaci per curare la TBC e per evitare l’insorgenza della resistenza agli antibiotici.
Con questo tipo di trattamento terapeutico, seguito in modo diligente, il periodo di cura della TBC dura circa 6 mesi.
Raccomandazioni generali
Ognuno di noi può e deve contribuire a far sì che il trattamento antibiotico risulti efficace, senza rischiare di promuovere lo sviluppo di microrganismi resistenti.
A prescindere dal tipo di infezione batterica da trattare, sono riportate alcune regole da rispettare per un uso corretto e responsabile degli antibiotici:
a) Riferire al medico se si soffre di allergie ai farmaci, se conosciute, e comunicare se si stanno già prendendo altri farmaci;
b) Assumere l’antibiotico in maniera continuativa, per tutto il periodo prescritto, alle dosi e ai tempi corretti. Se non si osserva questa regola i batteri potrebbero sopravvivere, prolungando la malattia, e potrebbero diventare resistenti all’antibiotico che si sta prendendo, rendendo più difficile il trattamento e, quindi, la guarigione;
c) Assumere l’antibiotico, preferibilmente, sempre alla stessa ora del giorno. Può darsi che siano state prescritte più dosi di antibiotico in uno stesso giorno. Prenderlo sempre alla stessa ora favorisce il ricordo della scadenza e permette al farmaco di funzionare meglio;
d) Non dimenticare di assumere l’antibiotico. A riguardo può essere utile collegare l’assunzione del farmaco ad alcuni gesti che si fanno quotidianamente ( per esempio, dopo essersi lavati i denti; prima di andare a dormire );
e) Non trascurare disturbi che si possono presentare mentre si prendono gli antibiotici, ma parlarne con il medico, che potrà valutare se questi disturbi sono causati dai farmaci. A volte il medico potrà decidere di cambiare l’antibiotico, altre volte sarà sufficiente cambiarne il dosaggio o il tempo d’assunzione perché il disturbo passi. ( Xagena_2013 )
Fonte: Ministero della Salute, 2013
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