Bronchiti: nella maggioranza dei casi gli antibiotici non servono


La maggior parte delle bronchiti acute ( cioè con tosse che può durare fino a 4 settimane ) è causata da virus, contro cui l’uso di antibiotici è irrazionale per definizione.

Le infezioni batteriche delle vie respiratorie con tosse non hanno un decorso molto diverso da quello delle più comuni infezioni virali, i sintomi più gravi si risolvono entrambi in una settimana circa, e impiegano in media solo un paio di giorni in più per una completa scomparsa dei sintomi ( che si verifica in due settimane negli adulti di circa 50 anni, o più a lungo negli anziani.

Anche l’AIFA ( Rapporto OsMed 2015 ) non consiglia antibiotici nel caso di bronchite cronica, con l’eccezione nel caso di bronchite acuta che interessa soggetti anziani e/o con alto grado di gravità della BPCO ( broncopneumopatia cronico ostruttiva ); in questi casi l’impiego dei beta-lattamici orali e/o dei macrolidi può essere indicato al fine di prevenire sovra-infezioni batteriche che potrebbero portare all’insorgenza di polmoniti.

Tuttavia, l’aumento delle resistenze antibiotiche è un problema mondiale sempre più grave, e si può evitare di trattare preventivamente, disponendo di uno strumento semplice e valido per distinguere una polmonite ( che di norma richiede antibiotici ) da una semplice bronchite ( che non li richiede ).

Nei pazienti con sintomi di infezione delle basse vie respiratorie, in assenza di diagnosi clinica certa di bronchite rispetto a polmonite, è utile fare un semplice prelievo di sangue per dosare la PCR.
Se PCR inferiore a 20 mg/L non devono essere prescritti gli antibiotici; se PCR maggiore o uguale a 20 e minore o uguale a100 mg/L può essere prescritto un antibiotico, raccomandando di assumerlo nei giorni successivi se non c’è miglioramento, o il giorno dopo se i sintomi peggiorano; se PCR maggiore di 100 mg/L è necessario, da subito, prescrivere un antibiotico.

In questo modo il paziente non rischierà di trascurare una polmonite, evitando l’impiego degli antibiotici in gran parte dei casi ( il 43% delle assunzioni di antibiotici degli italiani avviene per bronchite ).

In tal modo i pazienti possono evitare reazioni avverse, seppur lievi, come eruzioni,diarrea, vomito, e altri meno comuni come anafilassi; maggior ricorso negli anni al medico per condizioni banali autolimitanti; rari ma gravi effetti cardiovascolari ( aritmie da macrolidi e fluorochinoloni ) e possibili danni a reni e altri organi.
Inoltre si avrà una riduzione delle resistenze e delle ricorrenze di infezione nel tempo. Infine si eviteranno alterazioni del microbioma intestinale. ( Xagena_2017 )

Fonte: Fondazione Allineare Sanità e Salute, 2017

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